Intervista all'autore Claudio Bolle

Intervista all'autore Claudio Bolle

 

Altro autore per la nostra intervista settimanale è Claudio Bolle, che ci racconta del suo libro "Il fiume si divide", primo volume della saga "L'Impero d'Acciaio".

 

Carlotta: Benvenuto Claudio. Di cosa parla il tuo libro?

"Il Fiume si divide" non è altro che il primo capitolo di una saga che si svilupperà nell'arco di sei o sette romanzi: l'ambientazione è storica, accurata al punto che credo di aver dedicato alla ricerca almeno il tempo che ho speso a scrivere le prime stesure. La chiave del racconto è però l'arrivo nella Roma di Tiberio di quattro nostri contemporanei, per un evento fortuito. Le loro notevoli conoscenze tecniche e le loro doti umane permetteranno loro di cambiare la storia, non solo sviluppando tecnologie, ma convincendo Tiberio a promuovere riforme politiche e sociali di stampo moderno, per ovviare ai mali che sappiamo hanno afflitto l'impero romano. 

 

Jessica: Ciao! È il primo libro che hai pubblicato? Com'è stata l'esperienza della pubblicazione, c'è stato qualcuno che ti ha spinto a buttarti?

Diciamo che l'amico a cui avevo dato da leggere una cosa scritta per me mi ha detto che con qualche ritocco avrebbe potuto essere un buon romanzo. C'è stato bisogno di più che un ritocco, poi ho ricevuto una proposta di pubblicazione. Direi una buona esperienza dal punto di vista della diffusione sugli stores, addirittura un discreto editing e un lavoro a quattro mani col loro grafico (la base delle cover è comunque mia). Direi ottimi dal punto di vista delle royalties, molto meno dal quello della promozione, che sembra affidino solo a offerte estemporanee sui vari stores. Spero andrà meglio con la prossima CE, con la quale tra una settimana esatta pubblicherò il 4° volume della Saga, dopo che questa ha pubblicato i primi tre e una biografia dell'imperatore Tiberio, che dovrebbe prendersi in carico la nuova CE.

 

Alessandra: Ciao, come definiresti il tuo stile di scrittura?

Per carattere detesto stili ampollosi o inutilmente elaborati. Io racconto storie e lo faccio o tento di farlo secondo lo stile dei maggiori scrittori anglosassoni: in buon italiano, con qualche breve concessione a uno stile colloquiale, se la situazione lo richiede/consente, o al contrario raramente a uno stile più raffinato, sempre in funzione della situazione.

 

Carlotta:  I tuoi personaggi principali hanno qualche caratteristica in comune con te? O hai preferito prendere le distanze da loro?

Non molte: uno ha la mia estrazione di studi (economia) e la mia passione (musica) oltre che il mio sarcasmo e lì si ferma. Una ha la mia impulsività. Uno l'ho creato ispirandomi a un caro ex collega, un ingegnere nucleare che sapeva tutto di agricoltura. Una, la mia preferita, ha il mio carattere multiforme, ma molto più estremo. Ho scelto per vari motivi di farli arrivare all'epoca di Tiberio, figura storica che mi ha affascinato e che credo di aver interpretato correttamente, secondo quanto ci è arrivato di lui dagli storici.

 

Carlotta: Domanda difficile: scrivici la frase di uno dei tuoi autori o libri preferiti. Ha un significato particolare per te questa frase?

Direi due frasi, di due grandi: Dante, inferno, in bocca al suo Ulisse: "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". Shakespeare, da "Così è, se vi pare": Tutto il mondo è un palcoscenico, donne e uomini sono solo attori che entrano ed escono dalla scena. Le faccio anche citare, in occasioni opportune, ai miei protagonisti. Quella di Shakespeare ben si sposa con quella che Svetonio ci tramanda come l'ultima frase pronunciata da Cesare Ottaviano Augusto: «se lo spettacolo è stato di vostro gradimento, applaudite questo attore».

 

Irene:  come mai l'Impero Romano e come mai Tiberio, c'è una ragione particolare per il tuo interesse? (Letture, viaggi, studi...) seconda domanda: come hai affrontato la fase della documentazione, che fonti hai privilegiato?

L'Impero romano mi ha sempre affascinato: non è solo legioni, ma architettura, letteratura, organizzazione dello stato. Purtroppo, in Italia, a causa che i suoi simboli sono stati malamente adottati in un periodo oscuro della nostra storia, non gode della considerazione che meriterebbe, e della quale gode all'estero. Detto questo, per cambiare la storia dovevo partire da indietro e Tiberio e il suo periodo erano perfetti: l'uomo, coltissimo, grande generale, una vita sfigata come pochi. Non solo: vi era una certa presenza in Palestina e l'argomento, pur solo accennato, sarà ampiamente sviluppato nel 5° romanzo, ovviamente dal mio punto di vista agnostico, ma... non anticipo. Ho iniziato a documentarmi ben prima che a scrivere e poi ho continuato: ogni singola frase era soppesata in funzione della sua possibilità storica di essere pronunciata, ogni personaggio incontrato, ogni luogo visitato. Ancor più difficile è stato dal 4° volume in avanti, dove ho dovuto estendere le ricerche alle Americhe e all'Oriente, oltre che alla Britannia, entrando in contatto con docenti di storia, che hanno volentieri collaborato. Il tutto per una narrazione di fantasia, ma basata sullo stravolgimento di una realtà ben disegnata (almeno spero), con amori, battaglie e scene bollenti, e colpi di scena cha spesso avvengono nei dialoghi, più ancora che nelle azioni.

 

Jessica: Come ti sei mosso per promuovere il libro e cosa pensi sia efficacie fare?

Per quanto possiamo fare, non siamo in grado di essere abbastanza efficaci: Facebook e Linkedin, in particolare su gruppi di appassionati di storia, meno su quelli di scrittori (vecchie zitelle, per lo più, a prescindere dall'età) o di lettori (gran numero di membri, ma poco attivi). Sono riuscito a farmeli recensire (molto positivamente, ma quello non è dovuto alla mia abilità di promoter) da qualche blog, ma non ho grandi contatti, nemmeno lì. Spero nella nuova CE, che distribuisce nelle librerie e che vedo attiva nelle promo. Qualche presentazione in zona, ma Vicenza non è una gran piazza.

 

Carlotta: C'è un momento della giornata in cui scrivi con più ispirazione?

Non in particolare, forse tra le 23 e le 3 del mattino, senza nessuno che rompe. Poi c'è la scrittura virtuale: a letto, mentre aspetto il mio turno da qualche parte, nei momenti più impensati. Immagino scene o correzioni a scene e poi le fisso su carta (virtuale, a mano non so più scrivere).

 

Carlotta: Come ti sei sentito quando hai realizzato di aver terminato il tuo libro?

Non lo so, non ho ancora di fatto finito. Arrivato a 500 pagine del primo, l'ho tagliato a circa 400, in un punto che poteva essere la conclusione di quella fase, ma il 2° era già cominciato, come poi il 3°, il 4° e così via. I personaggi, vecchi e nuovi, sembrava mi dettassero i dialoghi, tanto avevo chiare le situazioni da descrivere. Molto meno il quadro generale, salvo la sua conclusione, alcuni spunti fondamentali sono nati per caso: ispirazione, senza nulla o quasi di programmato.

 

Grazie Claudio per aver partecipato alla nostra intervista. Per tutti gli appassionati di romanzi storici, "L'Impero d'Acciaio fa sicuramente per voi!