Burt O. Z. Wilson

Burt O.Z. Wilson legge e scrive di Horror, fantasy, sci-fi, thriller, ma il sogno irrealizzabile è diventare poeta. Il rifiuto all'immobilità lo costringe a spostarsi e per questo, durante i suoi viaggi, prende appunti di luoghi e persone; cerca di farli propri, li immerge nel mondo di fantasia che costruisce per sopravvivere. La natura è il suo habitat naturale: foreste verdi e fiumi dove scopre se stesso; le città sono i posti dove impara a conoscere l'uomo: si ammala delle loro stesse abitudini, le ama ma cerca di sfuggirle.
Quale esperienza?
Il collegamento con l’aldilà, la rinascita, la facoltà di ascoltare le anime: nella sua prima pubblicazione Burt O.Z. Wilson racconta la propria esperienza paranormale attraverso una metafora. Cerca di trasmettere come tali esperienze non siano lo stereotipo di un'attività onirica o creata dalla suggestione o dalla fantasia, ma trascendentale come esperienza possibile a qualsiasi livello e persona, come intuizione e incontro nello spazio e nel tempo reali.

Perché scrivere?
Quante volte, spesso senza volerlo, sentiamo di non essere soli mentre la nostra interiorità è allineata ad un preciso ricordo? E così la possibilità di osservare i segni delle anime è alla portata di tutti - anche se sottovalutata - e spesso sotto ai nostri occhi. È il motivo che lo spinge a raccontare una storia incentrata su quella piccola parte umana spesso lasciata in ombra, meno razionale e spontanea, che molti hanno vergogna di mostrare. Prende forma nella figura dei negromanti, nella percezione comune sono definiti in modo negativo: praticanti di arti oscure e divinatori della morte. Ma esiste un equilibrio, e in quello il negromante diventa una metafora: quel flusso di coscienza, lasciato nell'oscurità, in basso, riemerge come personaggio che lotta per sopravvivere. Il negromante è in grado di evocare gli spiriti e dargli una forma: è artefice di una rinascita.